martedì 7 marzo 2017

Recensione - Il Cavaliere di Bronzo - Fedor Galiazzo



“Quella sera Eddo, il vecchio bibliotecario di corte, era rimasto più alungo tra i libri. Il lavoro era stato più intenso del solito: aveva riordinatoparte del locale, occupandosi anche di vecchi volumi relegati in unastanza che per molto tempo non era stata aperta.”


Fedor Galiazzo ci presenta la sua opera d’esordio intitolata“ Il cavaliere di Bronzo”.
Il libro vede come protagonisti due fratelli: Galenor soldato di corte e Domiziana, una vivace e allegra ragazzina.
Spaventati dall’improvvisa scomparsa del padre Eddo, il quale è fuggito dalla corte trafugando un prezioso manoscritto dalla biblioteca reale, i due fratelli si mettono subito alla sua ricerca. 
Durante questo viaggio verranno catapultati in un regno abitato da animali parlanti e di persone fatte non di carne, ma di metalli preziosi. 

In questo mondo parallelo continueranno la loro ricerca tra intrighi, segreti, misteri e un spaventoso cavaliere, chiamato da tutti: il cavaliere di Bronzo.
Qui scopriranno a loro spese, che non è vero, che a leggere un libro, non ti può accadere nulla di male.

Fedor Galiazzo ci propone un testo nuovo, che si legge piacevolmente, adatto a tutte le età.
Il racconto è ambientato in un’epoca medievale, dove ad ogni animale è affidato un compito in base alle sue qualità; per esempio: i cani sono i cavalieri dell’esercito ai gufi invece viene richiesto di custodire le scienze.

Un misto tra un fantasy, un giallo e un romanzo storico. Per diversi aspetti questo libro mi ha fatto ricordare “La fattoria degli animali” di George Orwell e l’Isola di Nabumbo, di Pomi d’ottone e manici di Scopa.

Una storia ben pensata che nasconde diverse verità al suo interno.
Tutto lo svolgimento del racconto è circondato da un alone di mistero, che si dissiperà solo nei capitoli finali del libro.
Nota negativa, la fonetica di alcuni nomi, troppo simili tra loro, per esempio: Domiziana e Domitilla; questo può creare confusione in chi legge.

Ho piacevolmente apprezzato il cambiamento della copertina, la precedente era troppo cupa e a mio avviso non racchiudeva appieno le varie sfaccettature del racconto.

Un libro che termina lasciandoci un pizzico di malinconia, d’altronde tutte le cose belle prima o poi devono finire e dalla fine di queste, spesso, ne nascono altre, ancora più meravigliose.